La notte polare

Oggi 21 dicembre il solstizio d’inverno segna il giorno più breve dell’anno in tutto l’Emisfero Boreale (il nostro).

In Italia l’accorciarsi delle giornate con l’arrivo dell’inverno è un fenomeno ben visibile, seppure non eclatante come in altre parti del mondo. Ad esempio oggi 21 dicembre, giorno più corto del 2021, a Roma ci sono 9 ore abbondanti di luce, a Milano più di 8 ore e mezza, a Ragusa 9 ore e 36 minuti. Tutto sommato niente male.
Oltre il Circolo Polare Artico (latitudine 66°33′39″ N), invece, il sole non sta nemmeno sorgendo, anche se alcune città appena al di sopra di questa “linea” guadagnano un po’ di luce grazie al riverbero atmosferico. È il caso di Bodø (Norvegia) dove in estate si osserva il sole a mezzanotte, mentre d’inverno non si verificano mai ventiquattro ore di buio.
A Tromsø, sempre in Norvegia ma ancora più a Nord, la notte polare è cominciata lo scorso 27 novembre e proseguirà fino al 15 gennaio quando gli abitanti di questa città rivedranno il sole per 49 minuti (dalle 11.29 alle 12.18).
In Europa, avvicinandosi al Polo Nord, le terre emerse si fanno sempre più scarse fino a scomparire, ma rispetto a Tromsø si può salire ancora. Longyearbyen, 2.700 abitanti, è il capoluogo delle Svalbard (Norvegia). Posizionato a una latitudine di 78°13′24″ N, è immerso nel buio già dal 27 ottobre e ci resterà fino al 15 febbraio quando arriveranno i primi raggi di luce.
Il punto terrestre più a Nord del nostro continente è Capo Fligely (Russia, 81°48′24″ N).
Al Polo Nord vero e proprio (latitudine 90°0’0″ N), invece, c’è solo acqua. Se esistessero terre emerse, la notte polare durerebbe incessantemente dall’equinozio di autunno fino al successivo equinozio di primavera. Sei mesi di buio seguiti da altrettanti di luce. Esattamente ciò che accade in Antardide che di terra ne ha in abbondanza, ma dove le stagioni sono intertite rispetto alle nostre. Adesso laggiù è estate.
Scendiamo leggermente rispetto al Polo Nord e torniamo alle Svalbard. Fa freddo e d’inverno il termometro può segnare -40 °C, eppure gli animali in grado di sopravvivere a temperature così estreme non mancano. Come la volpe artica, la piccola sottospecie locale di renna (Rangifer tarandus platyrhynchus) e l’orso bianco, la cui presenza consiglia a turisti e residenti di circolare armati.

Sterna codalunga (fotografia: Frebeck. Licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported. Fonte: Wikimedia Commons).

Inoltre c’è una specie che non si rassegna né a certe temperature così basse, né all’assenza di luce. E siccome possiede le ali, preziosi strumenti di libertà che permettono di superare ogni barriera, fossero anche alte montagne o lunghi tratti di mare, rincorre sempre l’estate.
Si chiama Sterna codalunga (Sterna paradisea) e, pur pesando al massimo 135 grammi, durante un anno può compiere tragitti di 90.000 chilometri. Alcuni individui intraprendono infatti lunghissime migrazioni dal Circolo Polare Artico (dove si riproducono) al Circolo Polare Antartico.
A questo uccello la notte polare proprio non piace.

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NELL’IMMAGINE DI AéERTURA (IN ALTO): orso bianco sull’isola di Spitsbergen, Svalbard, Norvegia (fotografia di Arturo de Frias Marques, modificata: luminosità, contrasto, capovolgimento orizzontale. Licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International. Fonte: Wikimedia Commons).