La rivoluzione di Mary

Il 9 marzo del 1847 moriva Mary Anning, donna da non dimenticare.

Ci sono persone che hanno cambiato il mondo.
A volte lasciandolo senza nemmeno sapere di averlo cambiato in meglio.
Una di loro è Mary Anning. La conoscono in pochi perché il pezzo di mondo del quale si è occupata è scarsamente considerato.
Parliamo di scienze naturali.
La piccola Mary viene alla luce il 21 maggio del 1799 a Lyme Regis, nel Dorset, contea dell’Inghilterra affacciata sul Canale della Manica. Una zona ricca di fossili.
Il suo destino pare segnato in partenza.
Nascere donna in quel luogo, in quegli anni e in una famiglia povera significa essere predestinate. Stando ai canoni conservatori del posto e dell’epoca, essendo nata femmina in una famiglia umilissima, per “dare un senso” alla sua vita Mary dovrebbe sposarsi il prima possibile e scodellare figli su figli in cambio di un tetto, di cibo e di quanto serve per sopravvivere.
Talvolta, però, il fuoco della passione e la determinazione di voler essere padroni della propria vita danno la forza per superare ogni ostacolo.
È il caso di Mary.
Lei è uno spirito libero, una “ribelle”.
Già da bambina impara dal padre falegname a trovare fossili. Attività utile per sbarcare il lunario, visto che i turisti sono disposti a mettere mano al portafoglio per acquistarli.
Mary, sebbene non abbia potuto studiare, non si limita a questo. Vuole saperne sempre di più e raggiunge alti livelli nel campo della paleontologia, scienza allora quasi sconosciuta, se non addirittura osteggiata visto che va poco d’accordo con il Creazionismo.
Nel corso degli anni vissuti al contrario di ciò che dice il buon costume di quel periodo, Mary riporta alla luce reperti di enorme importanza e applica alle sue ricerche un metodo scientifico.
Prima trova un cranio di Ittiosauro, poi uno scheletro incompleto di Plesiosauro. Il naturalista francese George Cuvier, massima autorità in questo campo, ritiene che la Anning abbia confezionato un artefatto perché così tante vertebre cervicali non si erano mai viste.
Oltretutto Mary è “solo una donna”, per giunta non colta e di umile famiglia. Meglio non darle troppo credito.
Tuttavia, quando la Anning trova un secondo Plesiosauro, stavolta completo, Cuvier si rende conto di essere di fronte a una scoperta straordinaria. Si ricrede e, correttamente, la cita nei suoi lavori, cosa che non tutti gli scienziati di quel tempo fanno.
Piano piano la Anning, proletaria ignorante e lontana dai dettami dell’epoca, grazie alle sue capacità riesce a costruirsi amicizie negli ambienti accademici, come nel caso del geologo William Buckland (1784-1856) e dello zoologo Jean Agassiz (1807-1873).
Buckland, quando viene a conoscenza della malattia di Mary Anning (siamo negli anni ’40 del XIX secolo), si attiva per farle avere una pensione.
Nel 1846 la Geology Society of London inserisce la paleontologa tra i suoi membri onorari e, alla sua morte, il presidente Henry De La Beche le dedica un elogio funebre. È la prima volta che a una donna viene attribuito un simile onore.
La Anning muore a causa di un tumore il 9 marzo 1847 senza immaginare di aver dato un così grande contributo alla scienza e all’evoluzionismo, a quei tempi ancora sconosciuto (Il viaggio alle Galapagos di Charles Darwin risale a pochi anni prima e “L’origine delle specie” sarà pubblicato solo nel 1959).
Oggi, però, noi lo sappiamo e dobbiamo rendere omaggio a questa grandissima donna di cui ci sarebbe molto altro da raccontare.
Glielo dobbiamo per ciò che ha fatto per la scienza e per come ha saputo difendere le proprie passioni, infischiandosene delle convenzioni sociali.

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Se invece vuoi saperne di più sui Plesiosauri clicca QUI (link a Wikipedia).

NELL’IMMAGINE: ritratto di Mary Anning ad opera di Mr. Grey (Pubblico Dominio. Fonte: Wikimedia Commons).